Press Release Ottobre 28, 2025

Ricostruire la luce del passato: la ricerca di Sara Matoti sull’heliodon di Betanit

Monaci francescani nel chiostro di Santa Maria in Ara Coeli, 1842

In che modo la conoscenza del percorso solare può restituire informazioni inedite sugli spazi del patrimonio storico?
È possibile ricostruire la luce del passato per capire come i monaci vivevano, osservavano e misuravano il mondo intorno a loro?

Sono alcune delle domande al centro della ricerca di Sara Matoti, architetta e dottoranda del Dottorato Nazionale in Heritage Science dell’Università “La Sapienza” di Roma, che svolge la sua attività presso l’Università di Parma in collaborazione con Betanit.
Dopo aver firmato, insieme a Barbara Gherri e Lisa Rovetta, l’articolo Gli spazi aperti della vita monastica: valorizzazione e recupero microclimatico per la città del futuro pubblicato su Ingenio, e altri contributi dedicati ai chiostri come luoghi strategici per il riuso e la mitigazione termica, Matoti prosegue il suo percorso di studio sul rapporto tra architettura, luce, clima e comunità.

Se in quelle pubblicazioni l’attenzione era rivolta ai chiostri come dispositivi di resilienza termica e sociale per la città contemporanea, oggi la ricerca compie un passo ulteriore: si spinge verso la ricostruzione sperimentale della luce del passato.


Dalla storia al laboratorio

Grazie alla collaborazione con la prof.ssa Barbara Gherri (Università di Parma) e la prof.ssa Chiara Bertolin (Norwegian University of Science and Technology), la ricerca intreccia il patrimonio architettonico e le prime forme di osservazione scientifica, mettendo in relazione la storia degli spazi monastici con le pratiche di registrazione dei fenomeni naturali nei secoli passati.

Attraverso lo studio delle fonti storiche e delle caratteristiche architettoniche, il lavoro mira a comprendere come determinati ambienti, concepiti per la vita comunitaria e la contemplazione, potessero al tempo stesso favorire l’osservazione sistematica del clima ed eventi atmosferici.


I chiostri come dispositivi di osservazione

I chiostri, grazie alla loro particolare configurazione, rappresentano un caso emblematico: spazi protetti ma aperti verso l’esterno, capaci di offrire condizioni stabili e ripetibili per la rilevazione di fenomeni atmosferici.
L’organizzazione regolare della vita monastica, scandita da ritmi costanti e svolta in uno stesso luogo protetto dagli agenti atmosferici, costituiva inoltre un contesto favorevole per questo tipo di osservazioni.

Queste condizioni fanno dei chiostri luoghi ideali non solo per la pratica religiosa e comunitaria, ma anche per osservazioni sistematiche che richiedono continuità e ripetibilità nel tempo.


L’heliodon come macchina del tempo

Un aspetto centrale della ricerca utilizza ricostruzioni sperimentali e simulazioni del percorso solare, per esplorare in che modo l’orientamento architettonico e l’esposizione alla luce potessero influenzare le osservazioni svolte nei secoli scorsi.

L’heliodon — strumento che riproduce la posizione apparente del Sole su modelli architettonici o in laboratorio — può trasformarsi in una vera e propria macchina del tempo, permettendo di far rivivere la qualità della luce in momenti storici specifici e di verificare ipotesi su pratiche osservazionali, calendari rituali e misurazioni climatiche eseguite dalle comunità monastiche.


Collaborazioni e prospettive

La collaborazione tra Sara Matoti, la prof.ssa Chiara Bertolin, la prof.ssa Barbara Gherri e Betanit intende unire ricerca storica e tecnologia, combinando:

L’obiettivo è restituire nuove letture degli spazi storici, comprendere pratiche di vita e osservazione, e offrire strumenti per la valorizzazione del patrimonio che tengano conto delle relazioni fra luce, clima e comunità.

Questa ricerca apre prospettive per interpretazioni più profonde del rapporto tra architettura e scienza nel passato, oltre a fornire spunti per interventi di conservazione e riuso sensibili alla componente luminosa e microclimatica degli spazi storici.

Sara Matoti – Architetta e dottoranda del Dottorato Nazionale in Heritage Science dell’Università “La Sapienza” di Roma. Svolge attività di ricerca presso l’Università di Parma in collaborazione con Betanit, concentrandosi sul rapporto tra architettura storica, luce naturale e resilienza climatica degli spazi monastici.

Prof.ssa Barbara Gherri – Professoressa ordinaria di Tecnologia dell’Architettura presso l’Università di Parma. Si occupa di riqualificazione del patrimonio costruito, sostenibilità ambientale e comfort microclimatico, con numerose pubblicazioni e progetti di ricerca applicata al recupero di edifici storici.

Prof.ssa Chiara Bertolin – Professoressa alla Norwegian University of Science and Technology (NTNU) di Trondheim, esperta di Conservation Science e Building Physics. La sua attività di ricerca indaga come il clima e le variazioni ambientali influenzano la conservazione del patrimonio culturale e architettonico.

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